Se lo zinco rivela la qualità degli ovociti

E’ un incontro spettacolare quello che avviene tra ovocita e spermatozoo. Al momento della fecondazione, infatti, il primo produce una sorta di cascata di scintille di atomi di zinco, simili a fuochi d’artificio. Un nuovo studio della Northwestern University ha dimostrato ora come proprio l’intensità di queste scintille sia legata alla qualità dell’ovocita: maggiore la prima, migliore la seconda. E dunque il fenomeno potrebbe aiutare a identificare i gameti che più di altri hanno la chance di svilupparsi in embrione una volta fecondati.

Come raccontano i ricercatori sulle pagine di Scientific Reports, si tratta di una scoperta che potrebbe in futuro migliorare notevolmente l’efficienza della fecondazione in vitro (Fiv). “Osservando la scintilla generata al momento della fecondazione, possiamo individuare gli ovociti migliori”, spiega una degli autori dello studio, Teresa Woodruff. Per dare il via alla cascata il team di scienziati ha iniettato nell’ovocita un enzima secreto dallo spermatozoo, innescando così l’aumento di calcio all’interno dell’ovocita e il conseguente rilascio di zinco. “E’ stato straordinario”, racconta Woodruff. “Abbiamo scoperto questo fenomeno appena cinque anni fa nei topi, e riscontrarlo anche negli ovociti umani è un’esperienza mozzafiato”.

Servendosi di un microscopio a fluorescenza, il team ha osservato che lo zinco, una volta rilasciato dall’ovocita, si lega a piccole sonde molecolari che emettono luce. “Si tratta di una scoperta importante perché fornisce un metodo non invasivo e facilmente visibile per valutare la salute di un ovocita e di un embrione prima del suo impianto”, spiega il co-autore Eva Feinberg. “Attualmente non abbiamo altri strumenti per capire se si tratta di un ovocita di buona qualità”, continua l’esperta. “Spesso, infatti, non sappiamo se è veramente vitale fino a quando c’è una gravidanza in corso. Se abbiamo la possibilità in anticipo di capire quali sono i gameti migliori, potremo ottenere una gravidanza molto più rapidamente”.

Riferimenti: Scientific Reports
Doi:10.1038/srep24737


Articolo scritto da Staff Centro Demetra

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