CRIOCONSERVAZIONE

Crioconservare significa congelare in azoto liquido del materiale biologico per poterlo utilizzare in un secondo momento.
Oggi le tecniche di procreazione assistita consentono di crioconservare embrioni, ovociti e spermatozoi.

dottori che lavorano alla crioconservazione

Crioconservazione: Congelare gli ovociti

Per i gameti femminili, gli ovociti, la possibilità di crioconservazione è arrivata più tardi rispetto a quella degli spermatozoi effettuata già negli anni 70.
Per gli ovociti maturi (MII) il processo di congelamento è infatti più complicato, perché sono cellule grandi, ricche di liquidi, e questo favorisce la formazione di cristalli di ghiaccio e la rottura delle membrane.
Anche per gli ovociti oggi viene utilizzata maggiormente la vitrificazione tecnica permette di crioconservare gli ovociti con ottime possibilità di sopravvivenza degli stessi che possono quindi essere utilizzati per ottenere una gravidanza anche anni dopo il loro congelamento.
In ogni caso, la metodica di fecondazione degli ovociti scongelati è la ICSI indipendentemente dalla qualità del liquido seminale.
La sopravvivenza degli ovociti allo scongelamento è del 91%.

Crioconservazione: Congelare gli spermatozoi

La crioconservazione degli spermatozoi è una tecnica che viene largamente utilizzata per l’autoconservazione dei gameti maschili quando il paziente deve sottoporsi a cure chemio e/o radioterapiche che possano compromettere in modo irreversibile la produzione di spermatozoi vitali.
Questa tecnica può essere utilizzata anche da pazienti con una importante alterazione dei parametri del liquido seminale per assicurarsi la conservazione dei propri spermatozoi in caso di peggioramento nel tempo dei parametri seminali; consente inoltre di crioconservare gli spermatozoi ottenuti con una procedura chirurgica dal testicolo o dall’epididimo, in modo da evitare al paziente di sottoporsi al recupero chirurgico di spermatozoi per ogni ciclo di fecondazione assistita.
Può essere presa in considerazione preventivamente anche nel caso in cui il partner desideri non procedere alla raccolta del liquido seminale il giorno del prelievo degli ovuli della partner.

Crioconservazione: Congelare gli embrioni

In un ciclo di procreazione medicalmente assistita può succedere di produrre embrioni in sovrannumero che non possono cioè essere destinati all’impianto immediato.  La sopravvivenza di embrioni allo scongelamento è del 98%.
Questi possono essere utilizzati nei tentativi successivi di gravidanza, nel caso in cui il primo non andasse a buon fine, o se si desidera un altro figlio.
Congelare gli embrioni evita alla donna di sottoporsi nuovamente alla stimolazione ormonale. Fino a qualche tempo fa questa pratica era vietata dalla Legge 40 che consentiva la fecondazione di soli tre ovociti per ogni ciclo e fissava l’obbligo di impiantarli tutti contestualmente, ma nel maggio 2009 una sentenza della Corte Costituzionale ha modificato questa parte della normativa, appellandosi alla tutela della salute della donna.

Fino a non molto tempo fa la tecnica più diffusa per il congelamento degli embrioni era il congelamento “lento” (cosidetto slow cooling), che ha dato buoni risultati. Da qualche anno si utilizza però con risultati sensibilmente migliori una tecnica più avanzata: la vitrificazione.
Con la vitrificazione si raggiunge la temperatura di congelamento molto rapidamente immergendo letteralmente l’embrione in azoto liquido, in modo da ridurre il rischio di deterioramento legato al formarsi di cristalli di ghiaccio.
Rendere più rapido il processo, con l’immersione diretta nell’azoto liquido, riduce questo rischio.

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PRESERVAZIONE DELLA FERTILITÀ con la Crioconservazione

tecnica di crioconservazione in laboratorio

Chi può ricorrere al congelamento ovocitario?

Quando al prelievo ovocitario si recupera un numero di ovuli fortemente eccedente la necessità per formare embrioni da trasferire (per esempio, donne molto giovani, rischio di iperstimolo): una parte di ovuli vengono fecondati e gli altri vengono crioconservati.

Coppie con remore morali al congelamento embrionario. Ci sono coppie che hanno remore morali o religiose al congelamento degli embrioni: il congelamento degli ovociti supera questo dilemma etico in quanto gli ovociti sono congelati senza sottoporli al processo di fecondazione.

Donne giovani che si debbono sottoporre a trattamenti oncologici o trattamenti che si pensa mettano a rischio la loro fertilità: alcuni trattamenti chemio e/o radioterapici, infatti, potrebbero ridurre completamente la fertilità di queste donne che invece congelando e conservando i propri ovociti si riserverebbero la possibilità in futuro di avere figli.

Donne con endometriosi o con una storia familiare di menopausa precoce. Chi ha una storia di interventi per endometriosi o nella sua storia familiare ha la madre o altre ascendenti che sono andate in menopausa presto ha un rischio maggiore di esaurire precocemente le proprie possibilità riproduttive.

Donne che, per varie ragioni, debbano posporre nel tempo la ricerca di un figlio. Le cause che spingono a ritardare la ricerca di un figlio sono molte: problemi economici, incertezza lavorativa oppure semplicemente perché non si è ancora trovato un partner “giusto” per pensare ad avere un figlio.
E’ il cosiddetto “social freezing” cioè il congelamento dei propri ovociti per “spostare più in là” il concepimento in un età in cui la fertilità femminile potrebbe essere esaurita o comunque fortemente ridotta.

Congelando i propri ovociti che garanzie si hanno di poter avere un figlio nel futuro?
Per congelare gli ovociti bisogna sottoporsi ad un ciclo di stimolazione ormonale e poi a un prelievo ovocitario proprio come si fa per una fecondazione in vitro.
La differenza sta nel fatto che nella fecondazione in vitro gli ovociti vengono fertilizzati e quindi, quando sono diventati embrioni, trasferiti in utero mentre nel caso di un congelamento ovocitario vengono subito crioconservati.

Ci sono pochi dati sulla sopravvivenza degli ovociti a lunga scadenza; studi preliminari sostengono che possano avere una vitalità di 10 anni.
Non tutti gli ovociti prodotti possono essere crioconservati, ma solo quelli maturi che cioè si trovano in MII (stadio di maturazione) e non tutti gli ovociti crioconservati sopravvivono allo scongelamento.

Quanti ovociti sono necessari per avere una ragionevole possibilità di gravidanza in futuro?
Dipende da vari fattori e uno di questi è nuovamente l’età: se gli ovociti provengono da una donna di 25 anni le possibilità sono maggiori rispetto ad una donna di 37 anni.
L’età ideale per congelare ovociti è tra i 30 e i 35 anni, e per una ragionevole possibilità di gravidanza andrebbero crioconservati dai 12 ai 20 ovociti.
Per raggiungere un numero sufficiente di ovociti da crioconservare potrebbero essere necessari più cicli di stimolazione ovarica seguita dal prelievo ovocitario.
In ogni caso nessuno può dare garanzie assolute che si otterrà la gravidanza.

Si apre comunque uno scenario nuovo e anche in Italia cominciano ad arrivare richieste di crioconservazione ovocitaria per motivi non legati ad una patologia, ma al desiderio di spostare nel tempo la possibilità di avere un figlio.

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