L’infertilità maschile è un problema assai più comune di quanto si pensi: il 5-10% degli uomini sposati ha o ha avuto problemi a riprodursi.
Sino a poco tempo fa, se una coppia non riusciva ad avere figli, si riteneva che la donna e solo lei avesse dei problemi. In alcune culture, ancora oggi, se una coppia è infertile la donna può essere ripudiata o abbandonata. La fertilità maschile, identificata spesso con la potenza sessuale, era difficilmente messa in discussione. I tempi sono per fortuna cambiati, e oggi sappiamo che i problemi legati all’uomo rappresentano circa il 50% delle situazioni di infertilità.
Non sempre è possibile identificare una causa dell’infertilità maschile: ma diversi dati che provengono sia dagli Stati Uniti che dall’Europa evidenziano che la qualità del liquido seminale sta progressivamente peggiorando. Infatti 50 anni fa almeno la metà degli uomini sui 30 anni aveva circa 100 milioni di spermatozoi per millilitro di liquido seminale; trent’anni dopo, solo il 20% dei maschi della stessa età aveva lo stesso numero di spermatozoi. Cosa ha determinato questo peggioramento non è chiaro, ma le mutate abitudini e stili di vita (alcool, fumo, stress), l’inquinamento ambientale e dei luoghi di lavoro hanno avuto sicuramente un peso determinante.
Inoltre ci si sposa e si cerca il primo figlio sempre più in là negli anni e, anche se l’uomo non ha un momento di arresto critico delle sue funzioni riproduttive, come la menopausa nella donna, e sebbene ci siano personaggi noti che hanno avuto figli dopo i 70 anni come Charlie Chaplin e Anthony Queen, vi è comunque un fisiologico decadimento del liquido seminale con l’età.
Le cause dell’infertilità nell’uomo
Possiamo dividere le cause di infertilità maschile in
- Pre –testicolari (malattie dell’ipotalamo, dell’ipofisi o altre malattie endocrine)
- Testicolari (alterazioni della produzione degli spermatozoi)
- Post – testicolari (alterazioni delle vie seminali e disfunzioni sessuali)
Le cause pre-testicolari sono rappresentate da malattie delle ghiandole che regolano lo sviluppo e mantengono la normale spermatogenesi. L’ipogonadismo ipogonadotropinemico è una malattia endocrinologia in cui mancano gli stimoli endocrini superiori affinché il testicolo si sviluppi e inizi la sua regolare funzione sia nella produzione di ormoni maschili che di spermatozoi.
Le cause testicolari di infertilità si possono classificare in primitive e in secondarie. Le primitive sono tutte quelle per lo più legate ad anomalie congenite, cromosomiche o genetiche.
Una causa abbastanza comune di sterilità legata ad alterazioni cromosomiche è la sindrome di Klinefelter, caratterizzata dalla presenza di un cromosoma sessuale in più, pertanto con cariotipo 47 XXY.
Le alterazioni da cause infiammatorie sono conseguenze di infezioni che colpiscono i genitali dell’uomo; l’esempio più caratteristico è rappresentato dall’orchite parotitica bilaterale. Se la parotite colpisce un maschio dopo la pubertà è possibile che, oltre alle ghiandole parotidi, vengano colpiti i testicoli in età adulta, causando l’atrofia testicolare con azoospermia.
Il criptorchidismo è la mancata discesa del testicolo nella borsa scrotale; rimanendo nella sede inguinale il testicolo è sottoposto a una temperatura corporea superiore che ne altera la capacità germinativa. E’ stato riscontrato che la fertilità risulta alterata nell’85% dei casi di criptorchidismo bilaterale. E’ consigliabile intervenire chirurgicamente al più presto per correggere questo difetto (entro il secondo anno di vita).
Il varicocele può definirsi come una dilatazione varicosa delle vene spermatiche interne. Queste vene originano dal complesso testicolare (epididimo e didimo), risalgono in alto lungo il cordone spermatico nel canale inguinale, una esigua parte delle vene posteriori si getta nella vena epigastrica, la maggior parte delle vene anteriori risalgono in alto per gettarsi a destra direttamente nella vena cava inferiore, e a sinistra nella vena renale.
Il varicocele può determinare un senso doloroso gravativo nell’area scrotale corrispondente. Il dolore aumenta durante la stazione eretta. Anche il varicocele, come tutte le altre varicosità, può andare incontro a fenomeni flebitici con tutto il quadro sintomatologico a esso correlato. All’esame clinico si evidenzia come una massa di vene dilatate e tortuose alla radice dello scroto.
Il varicocele è stato da tempo messo in relazione con quadri di infertilità maschile. II reflusso venoso, facilmente registrabile con un esame ecocolordoppler, che a sinistra proviene direttamente dalla vena renale, sembrerebbe in alcuni casi determinare una concentrazione di sostanze tossiche con danno all’epitelio germinativo del testicolo. Inoltre l’aumento delle temperature locali può causare alterazioni sull’epitelio seminale. La differenza di temperatura è di solito superiore nel varicocele dell’ 0,6-1,4 %. Ciò si è dimostrato sufficiente ad alterare la spermatogenesi e la maturazione epididimaria. Però non tutti i portatori di varicocele sono sub- fertili e non esiste sempre una correlazione tra gravità del varicocele e gravità della disfunzione testicolare. C’e da osservare infine che non sempre la correzione chirurgica del varicocele migliora la dispermia.
Le cause post- testicolari sono per lo più dovute ad una ostruzione delle vie escretrici, ovvero le vie che permettono la fuoriuscita degli spermatozoi. L’ostruzione può essere localizzata a vari livelli: tubuli retti, rete testis di Haller, dotti efferenti, dotto epididimario, dotto deferente, dotto eiaculatore, e infine all’altezza dell’uretra. Queste occlusioni sono state diagnosticate in circa il 7% degli uomini affetti da sterilità, e la natura di queste ostruzioni è data da cause congenite o da cause acquisite.
Le cause congenite sono le più frequenti e la zona maggiormente interessata è quella a livello del deferente.
Per quanto riguarda le cause acquisite, esse derivano da infiammazioni e da lesioni traumatiche. Gravi infezioni possono oltre che causare l’ostruzione dell’epididimo o dei vasi deferenti, anche alterare il testicolo.