Più alluminio, meno spermatozoi. A suggerire una correlazione inversa tra l’elemento chimico e la conta spermatica è oggi uno studio pubblicato su Reproductive Toxicology, interessato a capire perché, negli ultimi anni, la qualità del seme maschile, e quindi la fertilità dell’uomo, sia in diminuzione.
Una delle possibili cause del fenomeno, raccontano i ricercatori del Regno Unito e della Francia che hanno condotto lo studio, potrebbe essere l’aumento dell’esposizione a sostanti inquinanti, come l’alluminio appunto. Per capire che relazioni vi fossero tra l’elemento e la qualità spermatica, gli scienziati hanno misurato la concentrazione di alluminio nello sperma di 62 donatori di una clinica francese, utilizzando un colorante specifico e tecniche di microscopia a fluorescenza.
I ricercatori hanno così osservato che, rispetto ad altri fluidi biologici, i livelli di alluminio sono alti nello sperma (in media intorno a 339 μg/L). Qui l’elemento si accumula all’interno degli spermatozoi, come dimostrato dalle analisi citologiche, e maggiore è la quantità, più bassa è la conta spermatica. Al tempo stesso non sono state osservate altre differenze nei parametri normalmente utilizzati per analizzare lo sperma tra i pazienti con oligospermia e non, suggerendo un coinvolgimento dell’alluminio nel peggioramento della qualità spermatica.
A tal proposito, Christopher Exley della Keele University, a capo dello studio, ha infatti commentato: “L’esposizione umana all’alluminio è aumentata in modo significativo negli ultimi decenni e le nostre osservazioni su una significativa contaminazione del seme maschile di alluminio implicano che questo possa aver dato un potenziale contributo alla diminuzione della fertilità maschile dei paesi sviluppati registrata nello stesso periodo”.
Riferimenti: http://dx.doi.org/10.1016/j.reprotox.2014.10.001