Perché parlare di crioconservazione per tumore oggi? Sappiamo che ogni anno circa 48.000 donne in Italia si ammalano di tumore al seno, una delle patologie oncologiche più diffuse tra le donne e che limita la possibilità, anche una volta guarite, di avere un bambino. Oggi la sopravvivenza è elevata e la ricerca si sta concentrando sui progetti di vita successivi alla guarigione dal tumore, in particolare sulle tecniche per diventare madre come la crioconservazione degli ovociti e il congelamento della corteccia ovarica.
Vediamo di cosa si tratta nel dettaglio e come puoi realizzare il sogno di abbracciare tuo figlio o tua figlia anche dopo la chemioterapia e la radioterapia.
Avere un bambino dopo un tumore con la crioconservazione
Per lungo tempo si è pensato che avere una gravidanza dopo il tumore potesse portare al ritorno della malattia, ma le ultime ricerche mostrano che non esiste alcuna correlazione tra la gravidanza e una eventuale ricaduta.
Il reale problema per chi vive una malattia così importante è in realtà l’infertilità secondaria causata dai farmaci e dai trattamenti usati per sconfiggere il tumore, ma anche in questo caso esiste una soluzione: le tecniche di fecondazione assistita che si basano sulla crioconservazione. Vediamo di cosa si tratta.
In poche parole, prima di un trattamento con radioterapia o chemioterapia puoi ricorrere alla vitrificazione degli ovociti o al congelamento della corteccia ovarica, le due tecniche di crioconservazione per tumore oggi più diffuse. In questo modo hai la possibilità di conservare gli ovuli generati dalla stimolazione ovarica e usarli al termine delle terapie per soddisfare il desiderio di maternità, con una buona probabilità di restare incinta se riesci a congelare un buon numero di ovuli.
Un’altra tecnica che puoi utilizzare è la crioconservazione della corteccia ovarica, per preservare il numero di follicoli che la chemioterapia tende a distruggere: la corteccia viene prelevata prima del trattamento antitumorale e trapiantata di nuovo nel corpo una volta sconfitta la malattia (tecnica ancora sperimentale e effettuata solo nelle strutture pubbliche). Se, invece, dovrai fare solo radioterapia, le moderne tecniche di conservazione della fertilità permettono di sottoporsi alla sola trasposizione delle ovaie per non coinvolgerle in eventuali radiazioni.
Tecniche di crioconservazione per tumore: sono davvero efficaci?
Conosciamo bene lo stato d’animo di chi deve affrontare un tumore, le paure di non farcela e se a questo si aggiunge il timore di non poter diventare madre la situazione si complica ulteriormente. Per fortuna gli studi più recenti confermano che la crioconservazione degli ovociti o la crioconservazione della corteccia ovarica possono essere delle buone opzioni per la preservazione della fertilità.
La scelta di una delle tue tecniche dipende dall’età e soprattutto da un fattore temporale: se si ha a disposizione un po’ di tempo prima di iniziare la chemioterapia suggeriamo la vitrificazione degli ovociti, in caso contrario è meglio scegliere la crioconservazione della corteccia ovarica, che però è considerata tutt’ora una tecnica sperimentale.
In ogni caso non devi preoccuparti, il congelamento degli ovociti o crioconservazione è oggi una procedura di routine e il primo nato con questa tecnica risale al lontano 1986. Il processo prevede l’inserimento degli ovociti in contenitori molto piccoli conservati a -196 gradi e grazie alla rapidità di congelamento la capacità di fecondare rimane inalterata per un tempo indefinito.
Purtroppo la procedura necessaria al prelievo degli ovuli, chiamata pick up, è leggermente invasiva in quanto gli ovociti vengono aspirati dall’ovaio con un ago, ma il tempo richiesto per l’operazione è di soli 10 minuti.
Per fortuna la tecnica è realmente efficace e sono molto simili le possibilità di gravidanza da ovociti freschi e ovociti sottoposti a crioconservazione per tumore.
Diventare mamma dopo il tumore: un sogno già diventato realtà per tante donne
Pensare a come diventare mamma e sottoporsi alle moderne tecniche di crioconservazione per tumore non è solo un modo per avere un figlio e ricominciare a vivere dopo la malattia, ma soprattutto aiuta ad affrontare meglio la malattia e supporta la donna nel percorso terapeutico.
Parlare dell’opportunità di diventare madre a una donna minacciata dal tumore permette, soprattutto le più giovani che stanno pianificando ancora il loro futuro, di mantenere una progettualità e una speranza a lungo termine.
La prima domanda che ti fai quando ricevi la diagnosi è se sopravvivrai. La seconda domanda, dopo essere guarita (cosa che succede nell’85% dei casi di cancro al seno), è se potrai avere un bambino. Oggi la risposta è sì, grazie a tecniche come la crioconservazione capaci di preservare la fertilità durante le terapie antitumorali.
In Italia il 3% delle donne che ricevono una diagnosi di tumore è in età fertile; sono donne spesso molto giovani e con un desiderio di maternità ancora molto forte.
Se anche tu ti trovi in questa situazione e vuoi realizzare il tuo sogno, contatta Centro Demetra.