Infertilità femminile: le cause

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Il deterioramento degli ovociti dovuto all’età, le disfunzioni ormonali, le infiammazioni e le malattie dell’apparato riproduttivo, sono tra le principali cause dell’infertilità nella donna.

L’età


Uno dei principali fattori che contribuiscono all’infertilità femminile riguarda l’età alla quale si sceglie di cercare la prima gravidanza. Dal punto di vista fisiologico, il periodo migliore per avere un figlio è infatti tra i 20 e i 25 anni. Passata questa fase, la fertilità comincia gradualmente a ridursi, subendo un considerevole calo dopo i 35 anni, e riducendosi moltissimo dopo i 40. Questo è dovuto al fatto che il numero di ovociti di una donna è determinato sin dalla nascita. Con l’avanzare dell’età questa riserva si riduce, così che il numero di ovociti nei follicoli a 38 anni è inferiore a quello che si ha a 25. Non solo. Con il passare degli anni, gli ovociti invecchiano: questo significa che presentano più spesso anomalie cromosomiche, e se fecondati possono dare origine a embrioni malformati (per esempio con sindrome di Down). L’età dell’utero, invece, è meno importante, anche se alcuni studi mostrano una correlazione tra questa e il rischio di aborto spontaneo.

Le infezioni dell’apparato genitale

Un problema per la riproduzione è rappresentato anche dalle infezioni provocate dalle malattie a trasmissione sessuale: tra le principali ricordiamo la sifilide, la gonorrea e la chlamydia. Quest’ultima, provocata dal batterio Chlamydia trachomatis, è molto più diffusa delle altre malattie veneree, soprattutto nelle donne tra i 15 e i 21 anni, ed è responsabile di circa il 50% delle infiammazioni pelviche. L’infezione è localizzata nella cervice uterina e nella vagina, ma è asintomatica, dunque capita che non ci si accorga dell’infezione per diversi anni, lasciandole il tempo di diffondersi anche all’endometrio o alle tube di Falloppio, provocando sterilità. Per individuare la presenza del batterio si può ricorrere a un test delle urine, cui dovrebbero sottoporsi tutte le donne che hanno infiammazioni dell’uretra, della cervice, dell’endometrio o salpingiti. La terapia è a base di antibiotici.

L’endometriosi

L’endometriosi è una delle cause più comuni di infertilità. Consiste nella presenza di endometrio (il tessuto che riveste la superficie interna dell’utero) al di fuori della cavità uterina, in genere nell’area dell’apparato riproduttivo femminile (ovaio, tube di Falloppio, legamenti dell’utero, area tra vagina e retto), ma anche sui genitali esterni e su altri organi interni. La presenza di questo tessuto, che nelle donne sane viene espulso ogni mese con le mestruazioni, genera una infiammazione cronica degli organi su cui è cresciuto, e può impedirne il corretto funzionamento. Si calcola che circa tre milioni di donne italiane soffrano di endometriosi, e che il 30-40 per cento di queste abbia problemi di infertilità. Il sintomo più comune è il dolore correlato alle funzioni degli organi interessati, per esempio prima, dopo o durante le mestruazioni, durante l’ovulazione o i rapporti sessuali. Una diagnosi tempestiva è importante per poter stabilire la corretta terapia, per salvaguardare non soltanto la fertilità ma anche il benessere psicofisico della donna.

La sindrome dell’ovaio policistico

Consiste in una disfunzione dell’ovulazione associata a iperandrogenismo, cioè a una eccessiva produzione di ormoni maschili da parte delle ovaie e delle ghiandole surrenali. Chi soffre di questa sindrome mostra ovaie più grandi del normale, che contengono un numero eccessivo di piccoli follicoli immaturi che non riescono a svilupparsi e si trasformano in cisti. Le cause di questa sindrome non sono ancora del tutto chiare, anche se alcuni studi suggeriscono che all’origine possa esserci un problema genetico, visto che spesso la sindrome si ritrova in diverse donne della stessa famiglia. Questa sindrome provoca seri disturbi dell’ovulazione: i cicli si verificano senza produzione di ovociti, e le mestruazioni sono molto irregolari o del tutto assenti, condizione per cui il concepimento è impossibile.

L’abitudine al fumo


Anche le sigarette rendono una donna meno fertile. Le fumatrici hanno tassi di infertilità più alti, e impiegano più tempo a concepire, in genere più di un anno. La gravità del danno dipende dal numero di sigarette e da quanto tempo una donna fuma: alcuni studi mostrano cheanche dieci sigarette al giorno hanno effetti negativi sulla fertilità. Si calcola che circa il 13% dell’infertilità femminile sia dovuta dal fumo. Per fortuna si tratta di una condizione reversibile: smettere di fumare riporta la fertilità – se non dovuta ad altre cause – a livelli normali. Inoltre, le coppie che già soffrono di infertilità, devono sapere che fumare riduce la possibilità di successo di una tecnica di procreazione medicalmente assistita. Le cause di questa riduzione della fertilità nelle donne fumatrici vanno cercate nell’azione delle sostanze tossiche (nicotina, cadmio e benzopirene, soprattutto) contenute nel fumo, che vanno a finire nel liquido follicolare e nelle cellule dell’ovaio, e interferiscono con la maturazione degli ovociti. Anche il fumo passivo può rappresentare un rischio per la fertilità: la cotonina, un metabolita della nicotina, è stata trovata anche in donne non fumatrici, e con partner non fumatore, che hanno assunto fumo passivamente negli ambienti di lavoro.

Problemi di peso

Sia l’obesità che l’eccessiva magrezza possono influenzare la capacità di una donna di concepire. Anche in questo caso, la condizione può essere reversibile, nel senso che se si recupera il peso forma, anche la fertilità migliora. Le cause di questa interferenza sono ormonali: le donne obese presentano un eccesso di estrogeno, mentre le donne sottopeso hanno un deficit di questo ormone. Il risultato è che in entrambe queste condizioni il ciclo mestruale non è regolare, e dunque la funzione riproduttiva risulta alterata. L’obesità, inoltre, è spesso associata alla sindrome dell’ovaio policistico, che interferisce con il corretto ciclo ovulatorio.