L’acido ialuronico, una molecola “collosa” ampiamente usata nelle creme idratanti e nei trattamenti di medicina estetica, potrebbe migliorare il tasso di successo delle tecniche di procreazione assistita, aiutando il medico a selezionare gli spermatozoi provvisti di una maggiore mobilità e una migliore morfologia. Il metodo è sperimentato da un gruppo di ricerca dell’Università di Leeds (Regno Unito) guidato dall’andrologo David Miller.
L’acido ialuronico aiuta nella procreazione assistita?
Obiettivo di ‘HABSelect’, questo il nome del progetto di ricerca, è quello di capire se l’acido ialuronico possa aiutare i medici a individuare gli spermatozoi migliori, giunti al giusto grado di maturazione, che presentano il minor numero di danni al Dna, e che di conseguenza sono in grado di arrivare per primi all’ovocita da fecondare. Il metodo si basa sulle caratteristiche degli spermatozoi che – spiega Miller – sono come dei minuscoli pezzetti di velcro, in grado di attaccarsi all’acido ialuronico, ma anche di esserne facilmente staccati. I ricercatori hanno dunque utilizzato delle piastre di Petri (i caratteristici recipienti trasparenti usati nei laboratori) provvisti di alcune camere contenenti l’acido ialuronico. Immettendo dello sperma nella capsula, gli spermatozoi nuotano più o meno rapidamente verso la camera contenente la “colla”: quelli che si legano all’acido ialuronico sembrano essere di qualità superiore per quanto riguarda la maturità citoplasmatica e l’integrità nucleare (cioè hanno un minor livello di frammentazione del DNA), e possono essere poi facilmente staccati e utilizzati per la fecondazione dell’ovocita.
Questo approccio offrirebbe una speranza anche per le coppie meno giovani, in particolare per le donne con più di 37 anni, i cui ovociti sono meno efficienti nel riparare i danni al DNA degli spermatozoi del partner. Nella pratica comune dell’ICSI, infatti, cioè l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi che consiste nella microiniezione di un singolo spermatozoo direttamente nel citoplasma ovocitario, l’embriologo cerca di selezionare i migliori spermatozoi disponibili aiutandosi con tecniche di ‘lavaggio’ dello sperma. Ma il successo finale dipende dal giudizio relativamente soggettivo dell’operatore nello scegliere il ‘giusto’ spermatozoo per ciascun ovocita.
Alcuni dati suggeriscono che alcuni spermatozoi con scarsa qualità del DNA permangano anche nei preparati ‘lavati’: in questo senso la tecnica della microiniezione risulterebbe particolarmente vulnerabile a una scelta non ottimale degli spermatozoi. Eliminando, grazie all’azione dell’acido ialuronico, gli spermatozoi anomali dalla preparazione del campione, i tassi di successo potrebbero aumentare.
Gli esperti dell’Università di Leeds prevedono che il trial, finanziato dalla UK National Institute of Health Research Efficacy and Mechanisms Evaluation (NIHR-EME), durerà fino alla seconda metà del 2015, quando sarà noto l’esito dell’ultima gravidanza ottenuta grazie a questo metodo.